Questa piazza è il punto di ritrovo del centro storico: luogo scelto per tantissimi eventi estivi di ogni genere, ma anche ritrovo della popolazione più anziana. È dedicata al personaggio forse più famoso di Itri: Frà Diavolo, al secolo Michele Pezza.
Fra Diavolo, vissuto a cavallo tra il 1700 e il 1800, si è guadagnato un posto nella storia per la sua attività di brigantaggio perpetuata ai danni dei francesi di Napoleone Bonaparte.
Nato nel 1771 in una casa proprio al di sotto della piazza (e dove si può notare una targa che ne ricorda la memoria) Michele Pezza deve il soprannome ad un episodio legato alla sua infanzia. La leggenda vuole che colpito da una grave malattia, la madre fece voto a San Francesco per ottenere la grazia: se il bambino fosse guarito, gli avrebbe fatto indossare il saio francescano fino alla sua completa usura. E così fu: Michele guarisce e il suo particolare abbigliamento gli affibbiò il soprannome di Frà Michelino, trasformato poi in Frà Diavolo per le continue malefatte operate verso i suoi compagni di gioco. Divenuto adulto, si macchierà dell’omicidio di due suoi compaesani (probabilmente per questioni d’onore). Si dà alla macchia, ingrossando le bande di banditi operanti nel territorio itrano. È però l’arrivo dei francesi a segnarne la fortuna: per fortificare il suo esercito, Re Ferdinando IV di Borbone commuta le pene capitali in anni di servizio militare, e Frà Diavolo si arruola così nell’esercito borbonico. La sua bravura nelle tattiche militari e nella gestione della truppa, lo porta ad assumere il titolo di colonnello e di duca di Cassano. È lui che blocca i francesi al fortino di Sant’Andrea, interrompendo i contatti tra nord e sud. L’avanzare dei francesi però porta Frà Diavolo segna la fine della sua “carriera”: il re ordina la ritirata e lui, dopo aver disobbedito e aver continuato con azioni di disturbo, viene catturato a Bassiano e giudicato colpevole. Muore impiccato a Napoli a piazza Mercato nel 1806.
Intorno alla sua figura esiste un dibattito tutt’ora acceso. C’è chi lo considera un eroe che ha servito la povera gente, difendendola dai soprusi dei più ricchi; chi invece lo ritiene un bandito della peggior specie, assetato di sangue, violento alla pari del brigante Mammone.
A consacrarlo definitivamente ai posteri è il teatro, seguito poi dai numerosi films girati su di lui: ricordiamo The devil’s brother con Stanlio e Ollio,oppure I tromboni di Frà Diavolo con Vianello e Tognazzi.