Il museo demoetnoantropologico del Brigantaggio di Itri si trova lungo l’antica Via Appia, quasi a voler essere un proseguimento del flusso di storia che si respira in tutta Itri. Inaugurato nel 2003, nasce con un preciso intento storico e critico: il museo infatti, si presenta con una duplice identità.
Da una parte abbiamo il Museo, luogo di conoscenza, di conservazione e di valorizzazione del patrimonio documentario. Dall’altra invece, è anche un luogo deputato al Memorial, come luogo di dolore, dove si concentrano i ricordi di un passato né troppo lontano ma nemmeno troppo vicino: un passato che ha subito una damnatio memoriae, un passato a lungo trascurato e ignorato.
Il museo è organizzato in tre sezioni:
-una prima parte dove viene analizzata la nascita del fenomeno del brigantaggio, le sue connotazioni sociali, le motivazioni economiche e le decisioni prese dai diversi governanti che si trovarono a gestire un territorio così vasto.
-una seconda parte dove viene studiato il personaggio del brigante, la sua figura interpretata in modi diversi: eroe romantico, popolare, che entra a far parte delle opere liriche, dei testi letterari e teatrali, per arrivare al ‘900 dove si conquista un posto nel cinema.
-una terza parte, quella forse più preziosa del museo, porta il brigante all’interno della vita quotidiana. È un’analisi profonda, dove si ascolta la voce dello storico, ma anche e soprattutto quella della popolazione.
Il percorso all’interno del museo rimuove il marchio di infamia a lungo posto sulle nostre zone: “Terra di Briganti”, ora segno forte di una storia che ha lasciato una traccia indelebile all’interno della memoria, una memoria da recuperare.
Il museo compie anche un piccolo omaggio alla figura di Michele Pezza, detto “Fra Diavolo”, nato a Itri nel 1771 e morto a Napoli nel 1806.